critica
Dagli appunti dell'84-85
"...La sintesi evolutiva di una forma verte essenzialmente su di una semplice impostazione... le tensioni di una forma si ottengono tramite la sintesi delle linee che si attestano nella loro morfologia.
La mia risposta formale va a riscoprire la forma stessa nella sua costruzione, che da un lato parte dalle tensioni e dall'altro tende ad un’adeguazione dualistica di aggregazione tensione”
Questi non sono concetti esteriori ma processo d’interpretazione del movimento che distingue la mia ricerca e delimita i rapporti rappresentativi, motivandoli tramite vari aspetti compositivi”.
Saggio critico
di Gabriele Simongini (Roma 1995)

Le sculture di Raffaele Della Rovere sostanzialmente astratte, rivelano un originale connubio tra leggerezza ed equilibrio, nelle loro poetiche aperture spaziali. La sintesi estrema raggiunta da Della Rovere è innervata da una energia vitale che la tramuta in struttura “organica” ed autonoma. Non si tratta di un problema compositivo inerente ad una conquista dello spazio, quanto piuttosto di una concentrazione del medesimo nelle “linee-forza” della scultura.
Raffaele Della Rovere alla ricerca della forma pura
di Stefania Severi (Maggio 2002)
Raffaele Della Rovere alla ricerca della forma pura
Il percorso artistico di Raffaele Della Rovere è caratterizzato da una puntuale ricerca che l’ha spinto da un lato alla prassi, dall’altro al rigore ideativo. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Roma con il Maestro Pericle Fazzini, la sorte e le capacità l’hanno posto in contatto con uno dei più grandi scultori degli anni Sessanta, Albert Friscia, attivo soprattutto nell’ambito dell’arte sacra, grande creativo ma debole sotto il profilo tecnico esecutivo, specie per opere di ampie dimensioni...
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Gennaio 2015  Raffaele Della Rovere: RYTHMÒS
di Stefania Severi
La ricerca che da anni Raffaele Della Rovere porta avanti nella sua scultura è incentrata sulla esplicitazione del concetto di Rythmòs, nel senso originale di movimento misurato, a cadenza. Il ritmo è sotteso a tutte le sue sculture, indipendentemente dalla materia usata (alluminio, bronzo e gesso) e dalle tematiche che nel tempo affrontate, e che possono essere in massima parte riportate a tre filoni di ricerca: il kouros, la Nike e l’ápeiron...
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Testo a commento dell'opera “Il Tabarro” (dal Trittico di G. Puccini) della dott.ssa Giuliana Gardelli critico d'Arte, tratto dal Catalogo della Mostra dedicata al M°Giacomo Puccini “Vissi d'Arte...l'Opera lirica, gli Artisti, la Scuola” (Novembre 2015) - Villa Mondragone Monte Porzio Catone (Roma)
“Cosa nasconde il tabarro? Che cosa si intravvede dal turgore del mantello?
Raffaele Della Rovere condensa tutto il dramma che si è svolto nel barcone sulla Senna in un'immagine macabra,come potesse trasparire a forza dal mantello(il tabarro) di Michele il corpo di Luigi, ormai rannicchiato nella morte.
Ma il dramma va oltre: non basta la morte del rivale a salvare Michele dalla disperazione e ridargli la vita. I tratti del suo viso sono già sconvolti e distrutti alla stregua del morto: il dolore del cuore ha per sempre disfatto il suo essere uomo.
L'artista ha reso in maniera straordinaria, nella bianca scultura, appena mossa nella sua immobile staticità dalla trasparenza di un corpo, la tragicità di un delitto antico, che risale agli albori dell'umanità, guidato da un sentimento, che nessun raziocinio riesce a fermare.”

di Giuliana Gardelli

 

“Torre del lago inaugurazione della scultura a seguito della donazione Grande Teatro Puccini –  Autore e critico dott.ssa Giuliana Gardelli”

Testo critico della Dott.ssa STEFANIA SEVERI storico e critico d'Arte, curatrice della MOSTRA " 3 Civette sul Como'- CivettArte“ VILLA TORLONIA – Casina delle civette – 2017 ROMA
" Il dinamismo e la sintesi geometrica, caratteri distintivi della scultura di Raffaele Della Rovere, si oggettivano nell'ampio dispiegarsi delle ali della sua civetta
(Athena noctua - 2016) "

di Stefania Severi